A cura di dott. Rossano Bisciglia
La diretta conseguenza dell’estrema preoccupazione per le forme corporee e del peso è cercare di dimagrire seguendo una dieta. Spesso quello che si adotta non è un regime dietetico ordinario, ma una dieta ferrea che è ipocalorica e molto rigida. Il fare una dieta in modo ferreo è probabilmente legato a due caratteristiche cognitive presenti nella mente delle persone: il perfezionismo e il pensiero tutto o nulla. Il più delle volte il perfezionismo si declina in obiettivi straordinari da raggiungere e quando non si raggiungono ci si sente insoddisfatti. L’atteggiamento tutto o nulla invece si esprime nell’eliminare alcuni cibi e assumerne altri che non sono considerati soggettivamente ingrassanti .
Le modalità comportamentali della dieta ferrea nella maggior parte delle persone sono:
• Saltare i pasti
• Ridurre le porzioni
• Eliminare o selezionare certi cibi
Queste modalità in genere sono utilizzate insieme, e ciò implica il più delle volte seguire una dieta con un contenuto calorico molto basso.
Ciò che differenzia una dieta ferrea da un corretto regime alimentare sono gli obiettivi generali: nel primo caso si assumono poche calorie e soprattutto è fondamentale per la persona rispettare questo introito alla lettera, in modo perfetto, anche ingerire 40 calorie in più potrebbe scatenare profondi sensi di colpa e in alcuni casi portare alla perdita di controllo e all’abbuffata. Nel secondo caso la persona ingerisce intorno alle 1200 -1500 calorie al giorno (a seconda dei parametri fisici di riferimento) ed è felice se quasi tutti i giorni riesce ad avvicinarsi a questo obiettivo.
Con tutta probabilità, il più importante e famoso studio che ha valutato gli effetti della dieta ferrea e della perdita di peso sull’uomo è stato condotto circa 50 anni fa in Minnesota da Ancel Keys e collaboratori (Minnesota study). Lo studio nello specifico ha rilevato:
• Modificazioni del comportamento alimentare, quali, aumentata preoccupazione per il cibo, collezioni di ricette, libri di cucina e menu, inusuali abitudini alimentari, incremento del consumo di caffè, tè e spezie, occasionale introito esagerato e incontrollato di cibo;
• Modificazioni emotive e sociali, quali, depressione, ansia, irritabilità, episodi psicotici, cambiamenti di personalità confermati dai test psicologici, isolamento sociale;
• Modificazioni cognitive, quali, diminuita capacità di concentrazione, diminuita capacità di pensiero astratto, apatia;
• Modificazioni fisiche, quali, disturbi del sonno, debolezza, disturbi gastrointestinali, ipersensibilità al rumore e alla luce, edema, ipotermia, parestesie, diminuzione del metabolismo basale, diminuzione dell’interesse sessuale.
Le fasi della dieta ferrea
• Fase della luna di miele: in questa fase la spinta e la volontà di controllare l’alimentazione è fornita da vari fattori (sociali, cognitivi e biologici) e spesso i commenti positivi sull’aspetto fisico rinforzano e sostengono il continuare a seguire la dieta ferrea per raggiungere la tanto desiderata forma fisica. Seguire la dieta, specie nelle fasi iniziali, produce un formidabile incremento dell’autostima e un forte senso di gratificazione, autocontrollo e padronanza. Alcune persone sperimentano un senso di estrema soddisfazione, anche per il fatto che seguire perfettamente la dieta è una cosa che la maggior parte non riesce a fare. Paradossalmente, e questo lo sa bene che si è spesso sottoposto a diete ferree, nel primo periodo, nonostante la restrizione forte ci si sente più vitali, leggeri e a volte euforici. Questo stato di benessere e vitalità da un punto di vista evoluzionistico è utile nelle situazioni di carestia naturale poiché mette la persona nella condizione di migliorare per cercare del cibo.
• Fase dell’ossessione per il cibo, paura di ingrassare ed emozioni negative: con il passare del tempo, lo stato di benessere iniziale viene sostituito da una vera e propria ossessione per il cibo: lentamente tutto diviene cibo, anche l’idea di se stessi. Tale ossessione porta la persona a seguire rituali stereotipati (contare le calorie, mangiare lentamente e tagliare il cibo in piccoli pezzi, nascondere il cibo, cucinare per gli altri) e a pensare al cibo in continuazione, alcuni sognano di mangiare il cibo e in grandi quantità. Anche l’ossessione per il cibo può essere spiegata in un ottica evoluzionistica poiché il pensare al cibo e ai mezzi più idonei per procurarselo può essere fondamentale per la sopravvivenza. In questa fase si assiste inoltre all’aumento della sensibilità verso i segnali esterni che spingono a mangiare e all’emergere di un profondo desiderio di dolci o carboidrati. Parallelamente si assiste alla comparsa delle emozioni negative secondarie alla restrizione alimentare e alla perdita di peso rilevate nello studio sopracitato.
• Fase ipereccitazione, scomparsa dell’ossessione: nella fase finale compare spesso uno stato di ipereccitazione caratterizzato da irrequietezza, dall’incapacità di stare fermi e di rilassarsi, cui sono spesso associati disturbi del sonno con difficoltà nell’addormentamento e precoci risvegli mattutini. Altro segno è l’incapacità di concentrarsi: la mente di chi digiuna arriva a non essere in grado di lasciare correre i pensieri, cosicché la lettura e l’ascolto diventano estremamente difficoltosi.
Dovrebbe essere chiaro che la dieta ferrea è un comportamento che non produce risultati funzionali e sani nella perdita di peso e più in generale nella vita di una persona, ma al contrario contribuisce a cronicizzare abitudini alimentari scorrette e preoccupazioni eccessive per il proprio corpo e forma fisica. La dieta ferrea è considerata uno dei fattori di mantenimento dei Disturbi Alimentari (Anoressia Nervosa e Bulimia Nervosa).
Le linee guida inglesi (NICE, National Institute of Clinical Excellence) raccomandano la Terapia Cognitivo – Comportamentale come intervento di prima scelta per il trattamento degli adulti affetti da Bulimia Nervosa, con un livello di evidenza (A) (evidenza sostenuta da trial randomizzati e controllati). La TCC-BN è superiore agli altri trattamenti (psicoterapici e farmacologici) con cui è stata confrontata.
Il bagaglio di tecniche e di strumenti propri della TCC permette alla persona, dopo un’attenta valutazione psicodiagnostica da parte dello specialista, di acquisire le abilità necessarie per intervenire efficacemente sul problema in breve tempo.