A cura di Elena Mannelli
“sono stato dal medico perchè ho sentito un formicolio alle mani, ho pensato si trattasse del principio della sclerosi multipla di cui è affetta mia zia. Il dottore mi ha visitato, ho fatto esami tutto dall’esito negativo. Mi sono sentito meglio, poi ieri ho avuto un mal di testa e ho temuto fosse qualcosa di brutto, forse potrei tornare dal medico , tanto per essere sicuro”.
Provare ansia per il proprio stato di salute è un’esperienza comune nella vita quotidiana di tutti noi. Soprattutto in certi momenti di vita.
In attesa di un referto oppure prima di un esame o di una visita importante, nostra o di un proprio caro, è possibile sentire ansia e avere la testa invasa da preoccupazioni sulle (spesso immaginate) conseguenze che un cattivo esito potrebbe portare.
Ma quando è che questa paura di avere un malattia diventa un disturbo psicologico?
Le preoccupazioni per la propria salute e la paura di soffrire, di diventare non autosufficienti o di morire possono arrivare ad essere un problema quando peggiorano inutilmente la qualità di vita delle persone.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Distrubi Mentali (DSM 5) nella sua ultima e recente edizione chiama questo stato di malessere Disturbo d’ansia per la Salute abbandonato il vecchio termine di ipocondria, ma lasciando intatte quelle che sono le caratteristiche che lo descrivono. In realtà è ormai chiaro che chi si preoccupa di avere una malattia sperimenta realmente i sintomi che riporta al medico. Tuttavia, spesso questi sintomi possono essere attribuiti al normale funzionamento fisiologico o ad alterazioni non catastrofiche.
La persona che soffre di questo specifico tipo di ansia passa molto tempo a preoccuparsi circa il proprio stato di salute senza che ci siano effettivamente coerenti motivi medici per farlo. Ricerca con insistenza rassicurazioni, effettua visite, controlli, procedure anche invasive, mosso dal timore di “poter aver qualcosa che non va”. È molto occupato dal verificare costantamente i propri segnali fisici e corporei e un mal di gola potrebbe essere sintomo di qualcosa di ben peggiore, come un tumore, un dolore alle gambe potrebbe essere una trombosi, l’esito di sintomi aspecifici può essere un ictus, un cancro, la sclerosi multipla.
È evidente come tali pensieri possano aggravare la vita quotidiana delle persone. Si è infatti costretti a farsi esami, a chiedere rassicurazioni, che però, purtoppo non bastano mai, perchè il medico “potrebbe non aver visto tutto, potrebbe non essersi accorto, potrebbe aver mal diagnosticato, era troppo giovane, poco esperto” e il vortice continua e il circolo vizioso aumenta. Oppure all’estremo opposto vi è la situazione di totale rifiuto ed evitamento di ogni parere specializzato per il timore che i propri dubbi siano fondati. Anche i messaggi provenienti dai telegiornarli, dalle riviste, dal web possono contribuire ad aumentare il circolo vizioso dell’ansia.
I dati riportano che dal 3 al 10% della popolazione generale soffre di una significativa forma di ansia per la salute e colpisce in egual misura sia uomini che donne. L’andamento della malattia può essere ad alti e bassi, acutizzandosi in momenti di stress acuto o a seguito di momenti di vita particolari, ma tendenzialmente tende a cronicizzarsi nel tempo.
I fattori che possono predisporre a questo tipo di atteggiamento sono di varia natura. Concorrono fattori 1) biologici e genetici, che possono contribuire a predisporre la persona all’ansia, 2) Esperienze infantili (come un ambiente familiare molto premuroso e protettivo 3)Esperienze familiari di malattia o morte 4) Apprendimento (per imitazione di comportamenti visti da altri).
Avendo una specifica vulnerabilità per l’ansia alla salute e quindi avendo sviluppato delle convinzioni rispetto a salute e malattia, al verificarsi di un evento scatenante (sintomi come alterazioni del battito, mal di testa, lettura di articoli medici, ecc…) la persona arriverà ad interpretare erroneamente i sintomi e le variazioni del proprio corpo, temendo si tratti di una qualche malattia. Scatteranno quindi i meccanismi di protezione e rassicurazione, che tuttavia porteranno soltanto un peggioramento delle proprie convinzioni.
Il timore di avere una malattia purtoppo rende schiavi di un disturbo emotivo che genera molto stress e sofferenza.
Per cui cosa fare?
La Terapia Cognitivo Comportamentale è ampiamente riconosciuta come un trattamento efficacie nella cura di queste problematiche.
Il lavoro si concentra pertanto sul tentativo di allentare il circolo vizioso in cui il soggetto inevitabilmente entra andando a spiegare i meccanismi psicologici e comportamentali che alimentano le preoccupazioni, cercando di estringuere rassicurazioni e protezioni poichè principali meccanismi di mantenimento del problema. Particolare importanza viene inoltra atribuita a tecniche di gestione dell’ansia, al far fronte alle paure di malattia e morte in modo realistico ed enfatizzando l’importanza di stare nel presente.
Il primo passo resta comunque quello di provare a riconoscere la natura psicologica del problema, quando appunto, la quantità delle preoccupazioni rende la vita quotidiana difficile e di conseguenza possono risentirne anche i rapporti interpersonali, sociali e lavorativi incrementando lo stato di malessere psicofisico che può condurre ad una acutizzazione e cronicizzazione del problema.