A cura della Dott.ssa Elena Mannelli
Il vaginismo è un disturbo sessuale di origine psicologico-emotiva che si manifesta a livello fisico attraverso una contrazione involontaria dei muscoli esterni della vagina tale da rendere impossibile il rapporto sessuale.
Tale fenomeno psicosomatico si verifica specificamente in risposta ad approcci sessuali finalizzati alla penetrazione ma può anche essere presente in altre pratiche erotiche e in occasione della visita ginecologica. A tale condizione può associarsi un’intensa esperienza di dolore sperimentata nei tentativi di penetrazione così come un’anticipazione fobica di tale dolore che scoraggia sul nascere tali approcci.
E’ molto importante distinguere situazioni nelle quali la donna non riesce ad avere rapporti perché sente male (dispareunia) da quelle nelle quali non riesce perché ha paura di poter sentire male o di stare male interiormente (vaginismo). Una accurata visita ginecologica consente agevolmente di distinguere queste due situazioni ed effettuare una corretta diagnosi differenziale.
Esistono possibili sovrapposizioni e può capitare che una donna che sente dolore realmente possa innescare tutte le contratture muscolari difensive tipiche del vaginismo.
Nel vaginismo, la contrazione può variare da una forma lieve, che induce una certa tensione e disagio, fino a forme gravi, che impediscono la penetrazione in una scala che va da 0 a 5 secondo la classificazione di Lamont e Pacik.
I muscoli che si contraggono in questa condizione sono normalmente sotto il diretto controllo della volontà e la donna può contrarli o rilassarli a piacimento. Quando c’è un vaginismo questo controllo non è attuabile e i fasci muscolari sviluppano, al tentativo o al solo pensiero di un rapporto sessuale, uno spasmo autonomo; la tensione che ne consegue è così intensa da far sì che la penetrazione sia impossibile.
Spesso la fobia della penetrazione è una reazione secondaria al vaginismo primario, ma talvolta può precederlo ed essere una reazione primaria.
Una donna può soffrire di vaginismo permanente se tale disfunzione è presente fin dall’inizio dell’attività sessuale; se viceversa il disturbo si è sviluppato dopo un periodo di funzionamento normale, il vaginismo è acquisito. Inoltre, tale disfunzione può essere situazionale (se si verifica solo con un certo tipo di stimolazione, in certe situazioni e con certi partner) o generalizzata (se si verifica sempre indipendentemente dalla situazione, dal tipo di stimolazione e dal partner). Descrivere, però, il vaginismo come contrattura dei muscoli perivaginale è riduttivo perchè nella maggior parte dei casi non è solo questa parte ad essere coinvolta nella reazione di contrattura involontaria. La donna reagisce spesso con tutto il corpo, stringendo le gambe, spostando il bacino, inarcando la schiena, allontanando con le braccia il proprio compagne e in tali reazioni vengono coinvolte numerose fasce muscolari.
Le cause non sono ben chiare e sono multifattoriali e molteplici, quali un’educazione rigidamente religiosa, l’impotenza del partner, le conseguenze psicologiche di un abuso, problematiche di coppia, credenze sul sesso ecc.. In generale, qualunque stimolo negativo associato all’atto sessuale o alla penetrazione vaginale che possa essere responsabile dell’acquisizione di questa reazione, a prescindere dal fatto che la contingenza negativa sia reale o immaginaria, e a prescindere dal fatto che la paziente ne sia o meno consapevole.
Il vaginismo ha un impatto importante nella psicologia della donna e di conseguenza nella relazione di coppia. Spesso infatti lei può manifestare sentimenti ed emozioni negative associate al pensiero di essere “anormale” o diversa rispetto alle altre donne, oppure di non poter avere figli come desiderato o ancora possono emergere vissuti di preoccupazione e colpa nei confronti del partner.
ll vaginismo è un disturbo piuttosto diffuso, anche se spesso tenuto segreto per una forma di imbarazzo e riservatezza. Il trattamento del vaginismo è la terapia psicosessuologica, in grado di risolvere in modo definitivo questo tipo di disturbo. Come ampiamente sottolineato inanzittutto un’adeguata diagnosi a carico degli specialisti è prioritaria, sia da un punto di vista ginecologico che psicologico.
L’approccio sessuologico prevede, oltre ad un colloquio psicoterapeutico, anche un training specifico con tecniche di rilassamento e l’utilizzo di esperienze terapeutiche da esercitare nel privato. Molto importante è anche il coinvolgimento del partner in alcune fasi della terapia, nel caso ovviamente di coppie stabili. Il trattamento sarà finalizzato alla rimozione delle cause personali, di coppia e psicosessuali che hanno favorito l’insorgere del disturbo e l’eventuale cura della cause biologiche con l’ausilio di una terapia finalizzata a ridurre la tensione muscolare durante la penetrazione.
Il trattamento cognitivo comportamentale prevede una
- Fase di Psicoeducazione – conoscenza dell’anatomia sessuale e del ciclo di risposta sessuale (fasi del funzionamento erotico), in funzione di un miglioramento della consapevolezza del proprio corpo di una comprensione dei fattori fisiologici e psicologici coinvolti nel rapporto sessuale.
- Training di rilassamento
- Terapia cognitiva – analisi e ristrutturazione cognitiva dei fattori psico-sociali che hanno contribuito all’insorgenza e al mantenimento del disturbo
- Tecniche comportamentali – esercizi di focalizzazione sensoriale da soli o in coppia
- Analisi delle dinamiche di coppia e delle modalità di gestione del rapporto sessuale da parte del partner
- Tecniche di controllo muscolare per migliorare il controllo volontario – ad esempio gli esercizi di Kegel per tonificare e rafforzare i muscoli che formano il pavimento pelvico: infatti, la salute e il benessere di questi muscoli giocano un ruolo vitale nell’eccitazione sessuale e nell’orgasmo, come pure in altre funzioni corporee