A cura di dott. Rossano Bisciglia
La bassa autostima è uno dei fattori di mantenimento nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare. Secondo l’approccio cognitivo comportamentale i fattori di mantenimento rappresentano tutto ciò che contribuisce ad alimentare le difficoltà della persona. E’ ragionevole ipotizzare che la bassa autostima possa essere precedente al disturbo alimentare e che coinvolga, nella stragrande maggioranza dei casi, diverse aree di vita della persona. Questa è la motivazione per cui si parla di bassa autostima nucleare. Nello specifico dei disturbi alimentari, la persona tenta, attraverso il controllo dell’alimentazione, delle forme del corpo e del peso, di raggiungere una qualche forma di valore personale.
Gli aspetti principali della bassa autostima nucleare sono:
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visione negativa del proprio valore che risulta essere incondizionata, pervasiva e non secondaria alla presenza di nessuna forma di depressione clinica significativa;
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visione negativa del futuro e della possibilità di cambiamento;
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compromissione del ragionamento cognitivo.
Nell’ambito dei disturbi alimentari, la bassa autostima nucleare funge da apripista in quanto la visione di sé negativa si concretizza in pensieri negativi e comportamenti disfunzionali che determinano e mantengono una valutazione disfunzionale della proprie forme del corpo, del peso e del cibo considerati spesso, come unica fonte di valore per la propria autostima. La valutazione negativa del proprio corpo spinge la persona ad impegnarsi in restrizioni alimentari che conducono poco dopo tempo direttamente alle abbuffate. L’incapacità di controllare la restrizione e la conseguente abbuffata innesca i sensi di colpa che saranno gestiti attraverso comportamenti di compenso, per esempio il vomito o esercizio fisico eccessivo e compulsivo. Tale esperienza ripetuta nel tempo mantiene la bassa valutazione di se stessi.
La terapia cognitivo comportamentale è considerata ad oggi il modello di trattamento psicologico di elezione per i disturbi del comportamento alimentare. Il protocollo terapeutico prevede una valutazione e un intervento specifico e mirato per lavorare sulla bassa autostima nucleare:
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educazione personalizzata sui processi di mantenimento: insieme alla persona si conduce un lavoro di esplorazione sulla possibilità che la bassa autostima possa verificarsi in concomitanza con uno schema disfunzionale di autovalutazione (cioè un grafico a torta sbilanciato) che conduce la stessa a focalizzarsi solo in quelle aree di vita (in genere ristrette) a cui attribuisce valore.
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Identificazione e messa in discussione dei processi cognitivi disfunzionali:
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svalutare le qualità positive e focalizzarsi su quelle negative;
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attenzione selettiva alle informazioni che sono coerenti con la visione negativa di sé;
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doppio standard, ovvero avere un atteggiamento molto severo verso se stessi e molto indulgente verso gli altri;
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ipergeneralizzazione, ovvero considerare una singola esperienza negativa come prova che “certamente” anche in futuro tutto andrà male;
L’obiettivo finale sarà quello di raggiungere una visione equilibrata del proprio valore. La prima parte del lavoro terapeutico è mirato a modificare la visione negativa di se stessi, mentre la seconda parte prevede: da una parte la riduzione dell’eccessiva preoccupazione verso il peso, il cibo e forme del corpo e dall’altra la promozione di nuovi domini di autovalutazione. Filo conduttore di tutto l’intervento sarà trovare un equilibrio fra l’accettazione e il cambiamento considerandolo segno di forza e di autodeterminazione personale.