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Archivio per la categoria Disturbi dell’ Umore

Depressione

umoreCos’è la depressione?

La depressione è un disturbo dell’umore che colpisce sia il corpo che la mente. Chi ne soffre lamenta un costante stato di tristezza ed una generale perdita d’interesse per ogni cosa che prima dava piacere e un senso alla vita. Tutto diventa faticoso e difficile, persino le più piccole cose quotidiane come la cura di sè. La persona depressa può lamentare un calo di appetito e quindi del peso corporeo (o al contrario la tendenza a mangiare in continuazione), difficoltà a riposare la notte con risvegli precoci (o al contrario estrema sonnolenza e tendenza a trascorrere molto tempo a letto), problemi gastro-intestinali o dolori fisici ed una diminuzione del desiderio sessuale. Spesso la depressione colpisce anche la capacità di concentrarsi e la memoria. I pensieri su di sè e sul futuro diventano molto negativi: ci si sente inutili, incapaci e inamabili, pieni di rimorsi e rimpianti, senza futuro e disperati. In alcuni casi mettere fine alla propria esistenza viene vista come l’unica soluzione per non sentire più dolore e per non sentirsi più in colpa verso chi ci sta vicino. In alcune forme di depressione l’umore nero si accompagna a irascibilità e ansia.

 

Quanto è diffusa la depressione?

La depressione è il problema psicologico più diffuso al mondo (Gotib & Hammen, 2009). Ne soffre, infatti, una percentuale compresa tra il 10 ed il 15 percento della popolazione, con una diffusione maggiore tra le donne. Ogni anno si ammalano di depressione quasi 100 milioni di individui in tutto il mondo e di questi il 75% non viene trattato o riceve cure inappropriate. La World Health Organization prevede che nell’anno 2020 la depressione sarà la seconda causa di decessi e invalidità dopo le malattie cardiovascolari.

A che età esordisce la depressione e qual’è il suo decorso?

La depressione può esordire ad ogni età, con un’età media d’insorgenza intorno ai 25 anni. In generale il decorso è progressivo con episodi depressivi sempre più frequente col passare degli anni. Nonostante possano passare anche molti anni tra una crisi depressiva e l’altra, resta il fatto che la depressione è un disturbo con alti tassi di ricaduta.

Quali sono le cause?

1) Fattori genetici

La depressione presenta una significativa familiarità ovvero è più frequente in persone che hanno familiari o parenti a loro volta affetti da tale problema. Questo chiama in causa fattori genetici che avrebbero a che fare con alterazioni nei meccanismi di trasporto e assorbimento di alcuni neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina. Queste sostanze hanno un ruolo fondamentale nel regolare alcune funzioni umane come il sonno, il desiderio sessuale, l’appetito e l’umore; la scarsa disponibilità di queste sostanze nelle persone depresse ne spigherebbe i sintomi.

2) Fattori psicologici

La depressione può essere scatenata da uno o più eventi di vita stressanti che hanno come tema comune la perdita, vissuta come irreversibile, inaccettabile e di cui la persona si sente spesso l’unica responsabile. Il mancato superamento di un esame, un licenziamento, la fine di una relazione sentimentale, una malattia, la morte di una persona cara possono costituire eventi che danno inizio ad una reazione depressiva. Ovviamente tale reazione è il più delle volte fisiologica ma in alcune persone che presentano una scarsa rete di supporto e che hanno avuto storie personali difficili (altre perdite, abbandoni o fallimenti) che le hanno indotte ad avere una visione negativa di sè, degli altri e del futuro, può manifestarsi una vera e propria depressione. In questi casi, la perdita di piacere e fiducia nel fare bene le cose tipica della persona depressa, la spinge a ridurre sempre di più le proprie attività e le occasioni sociali peggiorandone ulteriormente l’umore.

Quando chiedere aiuto?

La depressione può manifestarsi con diversi livelli di gravità.  Può capitare a tutti, qualche volta, di essere giù di corda, ma ciò non significa che tutti necessitino di un trattamento. Non è patologico avere delle leggere fluttuazioni dell’umore. La tristezza, se non è troppo intensa e prolungata, può anche essere utile alla persona: porsi domande sul perché siamo tristi, ad esempio, può condurci a capire se abbiamo bisogno di qualcosa e può spingerci a trovare delle soluzioni ai nostri problemi.

Allo stesso modo, sentirsi molto tristi e privi di energia, avere sentimenti di vuoto, sentire di aver perso ogni interesse verso il mondo esterno dopo aver perso una persona cara (es. separazione, divorzio, lutto) è una reazione naturale, coerente con l’esperienza che stiamo vivendo e, nella maggior parte dei casi, transitoria. La depressione conseguente ad una separazione o ad un lutto, quindi, non è un disturbo psicologico; questa va trattata clinicamente se non si risolve spontaneamente in un arco di tempo che può andare dai 6 ai 12 mesi (lutto complicato).

La depressione necessita di un intervento clinico quando i suoi sintomi sono molto intensi, provocano una forte sofferenza e durano da molto tempo.

Quali sono le cure più efficaci?

Il trattamento cognitivo-comportamentale , è la psicoterapia più efficace nella cura della depressione. Diversi studi evidenziano che circa il 75% dei pazienti depressi ha una significativa diminuzione dei sintomi entro le prime 20 sedute di psicoterapia. Nel caso in cui alla psicoterapia è associato un trattamento farmacologico, la riduzione della sintomatologia si verifica nell’85% dei casi. E’ stato anche dimostrato che questi miglioramenti sono durevoli nel tempo.

Secondo l’approccio cognitivista, i pensieri e le convinzioni negative su di sé, sul mondo e sul futuro hanno un ruolo chiave nell’esordio e nel mantenimento della depressione. Nella cura di questo disturbo, dunque, la terapia cognitivo-comportamentale si focalizza soprattutto sui modi in cui il soggetto interpreta gli eventi che accadono, vi reagisce e valuta sé stesso. Il terapeuta cognitivista si propone di aiutare il paziente ad identificare e modificare i pensieri e le convinzioni negative che ha su se stesso, sul mondo e sul futuro, ricorrendo a numerose e specifiche tecniche cognitivo-comportamentali. Il cambiamento nel modo di pensare orientato ad una visione più realistica ed ottimistica delle cose, porterà ad un miglioramento dell’umore e ad un aumento della voglia e del piacere di fare. Inoltre, attraverso un programma di graduale aumento delle attività, la persona depressa verrà aiutata a superare l’isolamento e la sensazione d’inutilità e incapacità.

 

Lettura consigliata

Riferimenti scientifici

Nathan, P.E. & Gorman, J.M. (A cura di)(2007). Treatment that work. Oxford University Press.

Beck, J.S. (2013). La terapia cognitivo comportamentale. Casa Editrice Astrolabio.

Distimia

distimia

 

Il disturbo distimico è un disturbo  depressivo cronico caratterizzato dalla presenza di umore depresso che persiste per la maggior parte del giorno ed è presente nella maggior parte dei giorni.Infatti per fare diagnosi di distimia i sintomi devono essere presenti da almeno due anni. Rispetto al disturbo depressivo maggiore, il disturbo distimico è caratterizzato da sintomi depressivi più attenuati e comporta una minore compromissione delle relazioni sociali e delle attività lavorative, ma è molto più persistente nel tempo.

I sintomi sono:

  • insonnia o ipersonnia;
  • scarso appetito o iperfagia;
  • bassa autostima, sentimenti di insicurezza, inadeguatezza, inefficienza, autosvalutazione;
  • difficoltà di concentrazione e di prendere decisioni;
  • sconforto, tristezza, disperazione, pessimismo;
  • affaticabilità e scarsa energia

Spesso questi sintomi non sono presenti tutti insieme. Possono essercene anche solo due.

La distimia può comparire sin dall’adolescenza. Si riscontra più frequentemente nella fascia di età che va dai 18 ai 45 anni e spesso sopraggiunge dopo uno o più episodi di depressione maggiore. Alla distimia possono associarsi altri disturbi: oltre alla depressione maggiore, si possono avere ansia, abuso di sostanze, disturbi alimentaridisturbi di personalità.

Per il suo carattere cronico e persistente, il riconoscimento e la diagnosi del disturbo distimico sono molto tardivi e chi ne soffre pensa che il suo malessere sia parte del suo carattere da sempre e che non ci si possa fare granché. Spesso anche i parenti e gli amici della persona distimica ritengono che sia un “inguaribile pessimista e insicuro”. In realtà la distimia è un disturbo che può essere efficacemente affrontato intraprendendo un percorso di cura fatto di un’adeguata terapia farmacologica e una psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Disturbo Bipolare

bipolare

Cosa è il Disturbo Bipolare

La storia di Francesca… 

“Salve Dottore, mi chiamo Francesca, ho 35 anni e sono ormai più di 15 anni che ho l’impressione di trascorrere la vita su un’altalena con periodi di euforia totale in cui sono capace di far qualsiasi cosa, senza neanche sentire la necessità di dormire, interrotti da periodi di buio nero tali da non riuscire ad aprire la porta dalla mia stanza e vedere la luce del sole. I miei genitori sono disperati più di me e la mia vita lavorativa e sentimentale è davvero un disastro. Ho spesso pensato di farla finita. Sono sconvolta, da un anno circa ho deciso di rivolgermi ad uno Psichiatra e curarmi seriamente assumendo i farmaci in modo regolare. Lui mi ha detto che soffro di un Disturbo Bipolare e che le cause della malattia potrebbero essere di natura organica. Mi ha consigliato vivamente di intraprendere una Terapia Cognitivo Comportamentale per  tenere sotto controllo tutti quei fattori stressanti che possono scaturire o peggiorare la situazione e per migliorare la motivazione ad assumere la terapia. Mi ha parlato di Prevenzione alla Ricaduta. Mi spiega di cosa si tratta ???”

Il Disturbo Bipolare, è una patologia caratterizzata da periodi in cui sono presenti alterazioni dell’umore, delle emozioni e dei comportamenti. Le modificazioni d’umore sono contraddistinte dall’alternarsi di Episodi Maniacali ed Episodi Depressivi, da qui la definizione Bipolare. Sia la Mania che la Depressione hanno un notevole impatto sulla vita dell’individuo, e sono fortemente debilitanti nelle  aree lavorative, relazionali, affettive e familiari. Il disturbo bipolare necessita di un intervento appropriato e puntuale specie se si considera l’elevato rischio di suicidio cui la persona può andare incontro. L’Episodio Maniacale si contraddistingue per esempio da felicità estrema,  a volte immotivata e da  espansività non sempre giustificata nei confronti delle persone a loro vicine. L’autostima della persona si dice sia ipertrofica, ovvero, desideri rigidi e smisurati (es. convinzione di poter ottenere il massimo dei voti preparando più esami universitari insieme). Comuni sono la spiccata loquacità, agitazione motoria con ridotta necessità di dormire (es. alzarsi presto la mattina e svolgere le proprie attività in modo caotico, senza pausa e senza alimentarsi adeguatamente perché non se ne sente il bisogno). Anche l’attenzione è compromessa: ci si distrae facilmente (es. non riuscire a riflettere su un certo argomento perché un altro stimolo attrae l’attenzione della persona) e nei casi gravi si assiste ad una diminuzione della capacità di prendere decisioni non pericolose. Questo determina spesso comportamenti sessuali. inappropriati (es. attività sessuali senza protezioni adeguate contro le malattie), shopping eccessivo e investimenti avventati. L’Episodio Depressivo è caratterizzato da umore basso e/o perdita di interesse nei confronti di attività prima considerate piacevoli (es. si perde la voglia di andare in palestra, ascoltare la musica, incontrare gli amici), frequente stato di disperazione, sensazione di vuoto, pessimismo, scoraggiamento (es. è inutile vivere, gli altri mi vogliono male e ce l’hanno con me). Si assiste di frequente a diminuzione o aumento dell’appetito,  alterazioni del sonno sia sul versante dell’insonnia che dell’ipersonnia; rallentamento della capacità di ragionamento e decisionale (es. l’incapacità di tenere insieme i pensieri).  Esiste poi una Fase Mista, spesso di passaggio tra la fase depressiva e quella maniacale, che è caratterizzata dalla presenza contemporanea di sintomi depressivi e maniacali. Normalmente la persona in questa fase riferisce forte ansia e irritabilità. Degno di attenzione è il Disturbo Ciclotimico: alternarsi di periodi di iperattività, creatività e spirito di iniziativa, con periodi di ipersonnia e apatia, lentezza di riflessi e difficoltà nella concentrazione. Normalmente durante queste fasi la persona intraprende progetti anche grandiosi affrontati con grande entusiasmo per poi essere abbandonati appena sopraggiunge la fase depressiva. Nel Disturbo Ciclotimico tuttavia, i sintomi non sono quasi mai così gravi da compromettere gravemente la vita sociale e lavorativa dell’individuo. La ciclotimia è dunque una forma meno invalidante del disturbo bipolare.

ESORDIO DELLA MALATTIA 

I primi sintomi si manifestano generalmente nell’adolescenza per poi acutizzarsi in età adulta. La patologia si manifesta in modo eterogeneo e varia da persona a persona. L’esordio può avere inizio con un grave episodio maniacale che può comportare spesso il ricovero oppure essere più lieve e alternare fasi di sintomi ipomaniacali a lievi sintomi depressivi. Il Disturbo Bipolare ha un decorso cronico ma può essere tenuto sotto controllo da un’adeguata psicoterapia e farmacoterapia.

DIFFERENZA FRA DISTURBO BIPOLARE E DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’

Disturbo di Personalità Borderline e il Disturbo Bipolare presentano sintomi comuni quali l’impulsività, l’umore instabile, la rabbia inadeguata, un elevato rischio suicidario e relazioni affettive instabili. Per questo motivo è fondamentale effettuare una corretta diagnosi. Il Disturbo Borderline può presentare una più alta frequenza di storia di infanzia di abusi e il tono dell’umore è solitamente condizionato dalle reazioni ai presunti rifiuti o abbandoni da parte dei propri cari o persone con cui si sta intrattenendo una qualche forma di relazione.

CAUSE E CURA DEL DISTURBO BIPOLARE

La letteratura mette in evidenza come il Disturbo Bipolare sia fra le malattie psichiatriche con base organica ben riconosciuta, e per questo trattabile farmacologicamente. Il Litio è il farmaco che attualmente  risulta più efficace nella cura del Disturbo Bipolare. Alla terapia farmacologica, sia nella fase acuta della malattia che in fase di remissione, è essenziale accostare un percorso psicoterapico che aiuti la persona a gestire le fasi depressive o maniacali e a prevenire eventuali ricadute o recidive.

TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE  PER IL DISTURBO BIPOLARE

Gli scopi principali del trattamento sono i seguenti:

  • Fornire indicazioni cliniche alla persona e ai suoi familiari sul Disturbo Bipolare, sul trattamento farmacologico e psicologico.
  • Insegnare alla persona a riconoscere precocemente i segnali depressivi, maniacali in modo da poter utilizzare le abilità psicologiche necessarie per fronteggiarli, prima che diventino ingestibili e invalidanti. Alcune abilità sono il Problem Solving, la Regolazione Emotiva e dei Pensieri, Time out, Rilassamento.
  • Favorire un senso di potere personale (Autoefficacia) allo scopo di migliorare la qualità di vita, riducendo in particolare le ospedalizzazioni e il rischio di suicidio.

 

LETTURE CONSIGLIATE

La depressione bipolare. Conoscere a affrontare il disturbo bipolare: una guida per pazienti e familiari  

Gianfranco Graus e A. Carmelita

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